Oggi il mondo del lavoro offre sfide ben diverse da un tempo, per i candidati ma anche per le aziende che cercano nuovi dipendenti, o che desiderano mantenere nel tempo un tasso di turn over non eccessivo. Per fare un modo che un’azienda fornisca all’esterno un’immagine positiva di se stessa, tale da attirare regolarmente nuovi candidati che intendono lavorare proprio all’interno della sua organizzazione oggi si parla di strategie particolari, riassunte nei termini Employer Branding. All’estero, ma anche in Italia, operano aziende di consulenza specificatamente concentrate sul recruiting di personale qualificato per posizioni di una certa importanza e anche sull’Employer Branding, prima di citarne alcune vediamo di spiegare questo concetto ormai attuale.
Cosa si intende per Employer Branding
Come abbiamo detto, la pratica dell’Employer Branding comprende tutte quelle attività che consentono di migliorare l’immagine di un’azienda sul mercato del lavoro, in modo tale da assicurarsi costantemente i candidati più promettenti per le posizioni vacanti. Stiamo parlando di agire in modo che l’azienda sia percepita, anche all’esterno, come un luogo interessante in cui andare a lavorare, cosa che porta non solo a un maggior numero di candidati talentuosi che rispondono ad eventuali ricerche per specifici incarichi all’interno dell’azienda, ma anche alla ricezione di curricula volontari durante qualsiasi periodo dell’anno. Riuscire ad attirare personale di un certo livello professionale, preparati e adeguatamente specializzati, ma anche desiderosi di operare all’interno di una realtà lavorativa, consente non solo di dimezzare le spese per la ricerca di personale, ma anche di diminuire il turnover interno. Un’azienda che dà di sé un’immagine positiva all’esterno infatti lo fa migliorando in toto l’ambiente lavorativo, quindi attivando un sistema virtuoso che è valido anche per chi nell’organizzazione è già impiegato.
Come funziona
Per rendere interessante un’azienda si opera nel concreto sull’ambiente lavorativo quotidiano, sull’impatto che le politiche aziendali hanno su ogni singolo lavoratore. I settori in cui attivarsi sono ovvi: la retribuzione in primis, per poi agire anche sull’ambiente lavorativo in senso lato, sull’atteggiamento positivo dei lavoratori, sulla soddisfazione di chi già opera in azienda, sul modello di leadership da adottare; è importante anche fare in modo che i soggetti già impiegati in azienda siano soddisfatti di tutti gli elementi sopra citati, cosa che automaticamente permette all’organizzazione di rimandare all’esterno un’ottima immagine di sé. Si tratta di fare in modo che qualsiasi candidato, dal neolaureato fino al soggetto con expertise, desideri collaborare con l’azienda, perché ne ha un’immagine fortemente positiva.
Chi sono i recruiters che attuano le politiche di Employer Branding:
Quando si tratta di employer branding non si parla di azioni da attivare solo nel periodo in cui si ricerca del personale, ma di politiche continuative nel tempo. Infatti tali attività hanno successo solo sul lungo periodo, quasi considerando l’employer branding come un’azione di marketing, per “vendere” l’immagine dell’azienda ai potenziali nuovi dipendenti. Il lavoro da svolgere è quindi a tutti i livelli, non solo nell’ottica di attirare nuovi talenti in azienda, ma anche per mantenere il benessere di chi in azienda già ci lavora. A tale scopo le aziende che vogliono iniziare questo processo ed attrarre personale altamente qualificato si rivolgono a questo tipo di società di recruiting come Badenoch + Clark la quale attua politiche di Employer Branding garantendo consulenza costante alle aziende: sicuramente un nuovo modo di “fare” head hunting.